Prima di rispondere occorre fare alcune premesse sintetiche. Prima di tutto di ordine formale. Se per figuratività si intende il semplice aspetto umano oppure qualcosa che già nella sua rappresentazione può in qualche modo rivelare qualcosa che figurativo non è. In questo caso sia lo sfondo della Gioconda di Leonardo e gli scorci di Seurat (il primo un modello contemporaneo di scienziato, il secondo affascinato dal positivismo) non sono tanto dissimili dalla bio-art più recente, direi quasi nella sua eccezione molecolare.

Anche il ritorno delle tematiche lovecraftiane (divinità inumane polimorfiche, abbondantemente descritte e per questo inconcepibili, come a creare il cortocircuito del presente indicibile e quindi metafisico). Quindi qual è il soggetto della figuratività? Se dovessi convenire con Lovecraft potrei dire che nella mia pittura è la rappresentazione sensibile di qualcosa che si può manifestare nelle sacre geometrie di Georgia O ‘Keeffe  (che forse intercettano meglio e meglio guidano una formalizzazione dello spirito ben più di quanto fece Kandinski), quanto nelle figure bizzarre di Max Ernst. Si può parlare di figurativo anche in abiti più semplici e banali, come qualcosa che si lega al mercato secondo un’istanza del collezionismo più semplice, che poi è la stessa figuratività “immediata” di tanta pittura a sfondo sociale, oppure a tutte quelle dinamiche di street art o meglio ancora muralismo, che imperversano sui processi di rigenerazione urbana. L’esercizio di retorica non è qualcosa di infausto, ma ammetto che sicuramente una pittura che cerchi di coniugare nel visibile processi che non lo sono, può adoperare qualsiasi tipo di processo, una sfera, un animale, un motivo floreale possono essere immagini sinestetiche se intrecciate intimamente fra loro. Al di là della ricerca pittorica come “trasbordante e trascendente”, posso passare da soggetti apparentemente astratti a quelli figurativi proprio perché il soggetto per certi versi è lo stesso. Se devo poi riflettere sulla pittura contemporanea generale, nella stragrande eterogeneità dei temi, senza per questo appunto concentrarmi su soggetti che mi sono affini, potrei indagare più il come questa figuratività viene espressa in pittura che sul cosa, o chi, perché il tipo di figuratività che io percorro, e qui posso essere provocatoria, non ha nulla a che fare col fantastico, e anche con l’onirico, salvo che non si usi questi due termini per definire meglio la realtà e non ciò che se ne distanzia. In tal senso io dipingo il reale, ma non un reale interiore, quindi stringendolo ai miei movimenti emotivi. La mia pittura non è sentimentale, ma se si potesse forse - per continuare la provocazione - votiva-realistica, solo che il soggetto delle mie raffigurazioni o figuratività, è molto più vicina a certa arte astratta o di indirizzo metafisico piuttosto che a tanta pittura che sembra decorata di fantastico (i surrealisti in tal senso poterono fare grandi scivoloni, ma assolutamente giustificabili in un clima di avanguardia).

Barbara Cammarata

1_2021-barbara-cammarata-sulla-figurazione
2_2021-barbara-cammarata-sulla-figurazione
3_2021-barbara-cammarata-sulla-figurazione
4_2021-barbara-cammarata-sulla-figurazione
5_2021-barbara-cammarata-sulla-figurazione