IT

Francesco Lauretta è nato a Ispica nel 1964. Vive e lavora Firenze.

La sua ricerca spazia dalla pittura, alle installazioni, alla performance. La pittura probabilmente è il medium più utilizzato, ma sarebbe un errore definirlo un pittore nel senso classico del termine. Egli infatti è più vicino a quel genere di artista degli anni novanta che mi piace definire come poeta, filosofo, sociologo, storico, o scienziato, capace di utilizzare il linguaggio dell’arte per investigare i principi che sono alla base della nostra esistenza, del nostro vivere quotidiano.
In quegli anni per altro Lauretta realizzava soprattutto opere installative, e si dedicava contemporaneamente allo studio della pittura. Una relazione difficile che risolve brillantemente solamente negli ultimi anni, riuscendo a bilanciare la sua straordinaria abilità nel disegno, la dipendenza per la storia della pittura, il rapporto tra lo spazio della pittura e il contesto di riferimento, la relazione tra la riconoscibilità e lo stile, con la necessità di interpretare il mondo visibile e invisibile piuttosto che tradurlo in un segno o in una materia.
Questo mini ciclo propone quattro versioni dedicate a San Gerolamo, dipinte con diversi stili, come se fossero riconducibili a differenti autori. In esse sembrano rivivere Odilon Redon, Fausto Pirandello, Cima da Conegliano, William de Kooning, osservandole è lecito immaginare l’intenzione di Lauretta che, parafrasando le parole del Santo ritratto allorché scrisse del suo modo di interpretare le Sacre Scritture, dice: … non rendo il segno con il segno, la materia con la materia, il colore con il colore, ma il senso con il senso …

«Io, infatti, non solo ammetto, ma proclamo liberamente che nel tradurre i testi greci, a parte le Sacre Scritture, dove anche l'ordine delle parole è un mistero, non rendo la parola con la parola, ma il senso con il senso"».
(Epistulae 57, 5, trad. R. Palla)

EN

Francesco Lauretta was born in Ispica in 1964. He lives and works in Florence.

His research ranges from painting to installations and performance. Painting is probably the medium he uses most, but it would be a mistake to define him as a painter in the classical sense of the term. In fact, he is closer to the kind of artist of the 1990s that I like to define as a poet, philosopher, sociologist, historian or scientist, capable of using the language of art to investigate the principles that underlie our existence and our daily lives.
In those years, Lauretta mainly produced installation works, while at the same time studying painting. It was a difficult relationship that he only brilliantly resolved in his later years, managing to balance his extraordinary skill in drawing, his dependence on the history of painting, the relationship between the space of the painting and its context, the relationship between recognisability and style, with the need to interpret the visible and invisible world rather than translate it into a sign or a material.
This mini-cycle proposes four versions dedicated to Saint Jerome, painted in different styles, as if they were attributable to different authors. Odilon Redon, Fausto Pirandello, Cima da Conegliano and William de Kooning seem to come to life in them, and observing them one can imagine Lauretta's intention: paraphrasing the words of the portrayed saint when he wrote about his way of interpreting the Holy Scriptures, he says: ... I do not render the sign with the sign, the material with the material, the colour with the colour, but the sense with the sense ...

"I, in fact, not only admit, but freely proclaim that in translating Greek texts, apart from the Holy Scriptures, where even the order of words is a mystery, I do not render the word with the word, but the sense with the sense".
(Epistulae 57, 5, transl. R. Palla)