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Urs Lüthi è nato a Lucerne (CH)in 1947 e attualmente vive e lavora a Munich (D)
Urs Lüthi è probabilmente l’unico artista europeo, insieme a Gilbert & George, che sin dalla fine degli anni Sessanta ha posto l’autoritratto al centro di una affascinante e complessa autorappresentazione delle relazioni tra arte e vita. Nel 1969, infatti, scatta delle istantanee a piazza Duomo, a Milano, che ritraggono se stesso e i passanti, I’ll be your mirror ( con riferimento alla celebre canzone dei Velvet Underground del 1967, scritta da Lou Reed), come recita il titolo di questa famosa canzone l’artista si pone come specchio di una “scena” di vita quotidiana. Funzione di specchio, che sin dagli inizi degli anni 70, troverà grande visibilità internazionale (visibilità ancora attuale in una serie di “remix” recenti) in una serie di autoritratti in bianco e nero in cui l’artista compare in forma androgina.
Temi legati alla storia dell’arte, quali l’autoritratto, ma soprattutto temi sociali come l’identità, il genere e più in generale l’essere nel mondo, nella società contemporanea, sono stati affrontati da Lüthi, nella sua vasta esperienza artistica, con una originale e personalissima firma autoriale in cui l’elemento ludico si combina con il tragico tracciando ed evidenziando, come ha affermato l’artista stesso, “il limite sottile che corre tra la risata e la lacrima”.
Dal 2001, e in svariate occasioni espositive, dal Padiglione Svizzero alla Biennale di Venezia sino a un magnifico libro edito dalle Edizioni Periferia di Lucerna, Urs Lüthi ha realizzato una serie di lavori che vanno sotto il titolo significativo (quasi una sorta di manifesto progettuale) di “Art is the Better Life”.
In questi straordinari lavori, la figura autorappresentativa dell’artista si coniuga, si pone in relazione, secondo differenti medium che vanno dalla fotografia alla scultura, con quegli oggetti e rappresentazioni che formano sia la scena che il nostro panorama visivo contemporaneo. La figura dell’artista diviene, in tal modo, sia uno specchio – come nel passato – ma anche un osservatorio privilegiato (come sa esserlo solo la grande arte…) sulla vita e soprattutto sulla società occidentale contemporanea. Una maniera di praticare l’arte che unisce aspetti performativi e vere e proprie mise en scene, concettuali, analitiche e insieme dal forte impatto visivo.
Giovanni Iovane
EN
Urs Lüthi was born in Lucerne in 1947 and currently lives and works in Munich.
Urs Lüthi is probably the only European artist, together with Gilbert & George, who since the late 1960s has placed the self-portrait at the centre of a fascinating and complex self-representation of the relationship between art and life. In 1969, in fact, he took snapshots in Piazza Duomo, Milan, portraying himself and passers-by, I'll be your mirror (with reference to the famous Velvet Underground song of 1967, written by Lou Reed), as the title of this famous song recites, the artist poses as a mirror of a "scene" of everyday life. The function of mirror, which since the early 1970s has found great international visibility (still visible in a series of recent "remixes") in a series of black and white self-portraits in which the artist appears in androgynous form.
Themes linked to the history of art, such as the self-portrait, but above all social themes such as identity, gender and, more generally, being in the world, in contemporary society, have been tackled by Lüthi, in his vast artistic experience, with an original and highly personal authorial signature in which the playful element combines with the tragic, tracing and highlighting, as the artist himself has said, "the thin line that runs between laughter and tears".
Since 2001, and in various exhibitions, from the Swiss Pavilion at the Venice Biennale to a magnificent book published by Edizioni Periferia in Lucerne, Urs Lüthi has created a series of works that go under the significant title (almost a sort of manifesto) of "Art is the Better Life".
In these extraordinary works, the self-representative figure of the artist is combined with, and relates to, according to different mediums ranging from photography to sculpture, those objects and representations that form both the scene and our contemporary visual landscape. The figure of the artist thus becomes both a mirror - as in the past - and a privileged observatory (as only great art can be...) on life and above all on contemporary western society. A way of practising art that combines performance aspects and real mise en scene, conceptual, analytical and with a strong visual impact.
Giovanni Iovane