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Mauro Cappotto è nato a Messina nel 1965. Vive e Lavora a Capo D’Orlando (ME) (I)

Mauro Cappotto da quasi un decennio usa Ficarra, un borgo medievale costruito su un crinale che si affaccia sulle isole Eolie, come discreto palcoscenico dove esibire una gamma complessa di interventi, diretti o mediati da altri artisti, determinando significativi cambiamenti sulla sorte di questo paese destinato di contro ad un lento e inesorabile oblio. Il termine discreto qui è quanto mai appropriato, perché non stiamo parlando di interventi monumentali nel tessuto urbano, ma di una progettualità creativa che ha come obiettivo principale l’accettazione da parte di una comunità di quei valori estetici che sono alla base di un agire intelligente e fruttuoso per le sorti della stessa. Provare a classificare queste opere non è cosa semplice, perché spesso sono impalpabili, necessari o fatte di una materia che è solo il suo quotidiano proporsi alla collettività. Qui ne ricordo alcune, probabilmente le più vistose, come la progettazione e realizzazione della piazza del paese. Il vaso monumentale nel quale simbolicamente ha inserito un ulivo di minuta locale. Accendendo un dibattito sulla produzione, ormai persa, di questo antico e pregiato olio che oggi d’incanto a distanza di un decennio dalla messa in posa della scultura, conta 9 nuove aziende di produzione e un museo laboratorio sull’olio. L’acquisizione del mobilio della casa del poeta siciliano Lucio Piccolo e l’accordo con gli eredi per la gestione della sua ricca biblioteca, per la creazione della stanza della seta, residenza con annessa una collezione di opere realizzate in loco da ogni artista invitato. La donazione di un rudere di sua proprietà all’artista viennese Lois Weinberger che lo ha subito trasformato nel suo laboratorio naturalistico. Come d’altronde con una strategia opposta o meglio complementare, continua la sua collaborazione con alcuni artisti che si sono legati al territorio per ragioni diverse e che in un certo senso sono inconsci ambasciatori, come Massimo Bartolini con il quale vanta collaborazioni per la realizzazione di opere prodotte a Ficarra e esposte in tutto il mondo. La realizzazione di un museo diffuso, memoria storica di Ficarra e laboratorio didattico. La lista potrebbe continuare, ma già da questo si evince che il creare per Cappotto non può prescindere da una condizione sempre più comune nel nostro tempo che è quella di condividere conoscenza. Non può prescindere dal fluire delle cose quotidiane, né tanto meno prescindere da una attività che si completa nell’atto stesso di realizzarsi. In un processo dove le regole oltre che dalla storia e dal linguaggio artistico, provengono dall’incontro tra il suo pensiero e quello di una collettività sollecitata dalla sua presenza.

La domanda comunque nasce spontanea: come dobbiamo considerare questi interventi, semplici azioni sociali, politiche, economiche, o opere in sé, e definire Cappotto artista in quanto manipolatore e filtro di una coscienza collettiva.

A me piace pensarla in questo secondo modo, perché al di là dei feticci prodotti in studio o come scorie del suo progetto, quello che realmente appare come unica è straordinaria opera è Ficarra.

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Mauro Cappotto was born on. He lives and works in Capo D'Orlando (ME) (I)

For almost a decade Mauro Cappotto has been using Ficarra, a medieval village built on a ridge overlooking the Aeolian islands, as a discreet stage on which to display a complex range of interventions, directed or mediated by other artists, bringing about significant changes in the fate of this village destined to slow and inexorable oblivion. The term discreet here is more appropriate than ever, because we are not talking about monumental interventions in the urban fabric, but about a creative planning that has as its main objective the acceptance by a community of those aesthetic values that are the basis of an intelligent and fruitful action for the fate of the same. Trying to classify these works is not easy, because they are often impalpable and made of a material that is only its daily presentation to the community. Here I would like to recall some of them, probably the most striking, such as the design and construction of the town square. The monumental vase in which he has symbolically placed an olive tree of local minuta. He sparked off a discussion on the now-lost production of this ancient and prized oil, which today, a decade after the sculpture was put in place, has 9 new production companies and a museum-workshop on oil. The acquisition of the furniture of the house of the Sicilian poet Lucio Piccolo and the agreement with his heirs for the management of his rich library, for the creation of the silk room, a residence with an adjoining collection of works made on site by each invited artist. The donation of a ruin he owned to the Viennese artist Lois Weinberger, who immediately transformed it into her nature laboratory. With an opposite, or rather complementary, strategy, he continues to collaborate with a number of artists who are linked to the area for different reasons and who in a certain sense are unconscious ambassadors, such as Massimo Bartolini, with whom he boasts collaborations on works produced in Ficarra and exhibited all over the world. The creation of a diffused museum, a historical memory of Ficarra and an educational workshop. The list could go on, but this already shows that Cappotto's creation cannot ignore the increasingly common condition of sharing knowledge. It cannot disregard the flow of everyday things, nor can it disregard an activity that is completed in the act of making itself. In a process where the rules come not only from history and artistic language, but also from the encounter between his thought and that of a community stimulated by his presence.

However, the question arises spontaneously: how are we to consider these interventions, simple social, political or economic actions, or works in themselves, and define Cappotto as an artist as a manipulator and filter of a collective conscience.

I like to think of it in this second way, because beyond the fetishes produced in the studio or as the waste of his project, what really appears as a unique and extraordinary work is Ficarra.